Abitare il conflitto

Sabato 5 e domenica 6 aprile 2025 “Occupare l’immaginario” con Antonio Caronia a Cascina
Occupata Torchiera di Milano.

Questo secondo appuntamento, dopo quello del 28 ottobre 2023 a Olinda, va a coincidere con la ristrutturazione della terza sala, in aggiunta alle due già esistenti di Bibliotork, per il ricongiungimento della biblioteca di Antonio conservata a Rimaflow con la biblioteca di fantascienza (e parte del suo archivio personale comprensivo di quello della rivista di Un’Ambigua Utopia) donata dallo stesso Antonio alla Cascina Autogestita Torchiera poco prima della sua scomparsa.
Il pomeriggio di sabato è dedicato a relazioni e dibattiti sul conflitto. Cena sociale e performance ispirata a UIQ di Félix Guattari. La mattina e il pomeriggio di domenica saranno coordinate dalla rete degli archivi di movimento.

Contro l’idea che i conflitti poggino sull’inevitabile sintesi dialettica che chiude e risolve le contrapposizioni, Antonio Caronia ha composto, in forme diverse, nell’arco di tutta la sua vita, una vera e propria lode alla radicalità del conflitto.
“Da questa radicalità probabilmente quello che salta fuori non è la conciliazione ma è l’indeterminatezza. È il recupero dell’indeterminato, è il capire che il possibile non è mai morto dentro di noi. Che il possibile continua a lavorare sotterraneamente, a volte si presenta come virtuale e quindi ci dice, ci suggerisce cosa fare, talvolta no, ma è la radicalità del conflitto che dobbiamo imparare a tenere aperta, al di là di ogni facile o meno facile conciliazione.” (Antonio
Caronia, Arte e follia, seminario a Macao 29.10.2012) La negazione del conflitto e l’esasperazione della competizione nella scuola, nel lavoro e nella vita di tutti i giorni segnano il ritmo di quella volontà di pacificazione che il capitalismo neoliberale sta portando avanti con successo fino all’esaurirsi dell’ultima guerra possibile. Quindi il conflitto va inteso anche contro la guerra e forse a favore di quella diserzione che Bifo indica come “sollevazione collettiva di corpi animati secondo un’intenzione, priva di ogni illusione di potersi trasformare in governo” (Bifo, Disertate, 2023).
Questa possibilità mette in discussione quell’altro “mondo possibile”, vessillo da sempre di tutti i movimenti antagonisti.
Tenere aperto il conflitto vuol dire considerare i diversi interessi che si contrappongono, a volte in modo inconciliabile, tra tutti gli esseri, umani e non.
Conflitto, allora, per una nuova etica costitutiva di modi possibili di stare, in cui rivoluzione e utopia sono uscite da ogni orizzonte, anche solo immaginato.
E dunque cosa fare di tutto il nostro passato e delle nostre utopie di rivoluzione e liberazione davanti alla caduta di ogni residua illusione di continuità?
Questa prospettiva sul conflitto eccita una tensione tra conservare e affidare all’oblio, tra trasmettere e cancellare.
Quale ruolo assume allora la documentazione per una pratica quotidiana del conflitto?
Non lottiamo per la ricerca di una nuova utopia, lottiamo contro il nulla perché la grande avventura dell’umano, da sempre cyborg, da sempre animale dell’indeterminato, possa dare senso e significato al nostro vivere, per un’etica che si rinnova e ci rinnova.

La realtà è un linguaggio teso sul vuoto, è una speranza lanciata sul nulla (Toni Negri, Lenta ginestra, 1987)

Collettiva Interzona

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