Anna Adamolo, monologo professore

Professore, lei sa perché l’ho convocata qui? Lo immagina. Bene. Lei capisce che, come preside di questa scuola, ho il dovere di fare in modo che tutto funzioni a dovere. E soprattutto che i ragazzi e le loro famiglie non possano neanche sospettare da parte nostra la minima ingiustizia.
Allora, lei si rende conto che non mi sta aiutando nel mio lavoro? Vorrei discutere con lei del voto che ha dato al tema della Valcareggi, in 2^ B. Ho avuto delle lamentele, come sa. Ho letto il suo giudizio. E mi sono letto anche il tema. Bene, onestamente, nove mi pare un voto proprio eccessivo. Professore, non si possono regalare i voti come noccioline. Tenendo conto anche degli errori e delle improprietà di linguaggio… Sì, certo, ho letto la nota che lei mi ha fatto avere in risposta al mio richiamo scritto. Lei dice, vediamo… Ecco, lei scrive “ho voluto premiare la volontà dell’allieva di imparare, di impadronirsi degli strumenti culturali ed espressivi, ma soprattutto ho voluto aiutare il suo sforzo di liberarsi dai condizionamenti di una condizione sociale svantaggiata e oppressa.” Professore! Ma le sembrano cosa da scrivere in una lettera al suo preside? Forse le scambia la scuola per una sezione di sindacato o di partito?

Intendiamoci, se c’è uno sforzo di elevazione culturale, anche sociale, la scuola deve incoraggiarlo. Anche i figli dei contadini hanno diritto ad avere un’istruzione. In fondo, mi pare, la scuola media unica è stata istituita anche per questo. Molto giusto. Giusto e sacrosanto. Per quanto, forse il modo scelto dal Parlamento non è stato il più opportuno… Non si fa più latino, mescolare così l’utenza forse non aiuta… Ma noi abbiamo il dovere di applicare le leggi. La scuola media unica è legge, e noi dobbiamo farla funzionare. Il nostro compito non è quello di aiutare le rivendicazioni sociali, ma di dare degli strumenti culturali…
Come? Lei dice che anche la lotta sociale è cultura? Ah, professore, allora non ci siamo capiti. La scuola deve essere neutra, neutra e imparziale, e deve inculcare negli alunni i fondamenti di un comportamento rispettoso e dignitoso. Oltre a insegnare l’italiano. E non mi sembra che la nostra allieva abbia dato prova di fare molti passi avanti, né in questo campo né in quello della condotta. Non è stata rimandata a ottobre in tutte le materie, l’anno scorso, perché ha avuto sette in condotta? Ah, lo so, lei votò contro in consiglio di classe, ma la maggioranza dei suoi colleghi non è stata d’accordo con lei, come ben ricorda. E allora… Ah, ma lei vuole proprio farmi agitare? Ma come può una ragazza prendere nove in un tema quando ha una condotta così ribelle, quando si scontra praticamente ogni giorno con tutti i professori? Con lei no, ah, capisco… Eh ma vede, caro professore, anche sul suo modo di mantenere la disciplina in classe ci sarebbe da discutere… Oltre ai suoi criteri così discutibili nel dare i voti…
E poi, c’è un fatto che taglia la testa al toro. Quel tema non merita nove: un nove – anche un otto, si dà quando un tema ha una lingua corretta, elegante, quando dimostra la capacità dello studente di essere misurato, equilibrato… No, non ci siamo. Anche perché, scusi, i ragazzi sanno fare i confronti, sa? Ho letto anche il tema di Piccardi, quello al quale ha dato sette. Perché è proprio il dottor Piccardi che è venuto a lamentarsi con me, ha lasciato la farmacia un momento ed è venuto a parlarmi. Come dice? Ah, il tema di Piccardi secondo lei non dimostra passione e spirito critico, ma conformismo sociale? E non è neppure scritto in modo interessante? E la Valcareggi invece scrive in modo vivace e ricco, anche se usa termini dialettali? Ma che cosa mi tocca sentire!!!
Insomma, professore, lei ha voluto trasformare la sua classe in un laboratorio di ribellione sociale, e questo io non posso tollerarlo. Lei è giovane, capisco, e ha passione, non lo nego, ma deve ancora imparare tante cose sul suo mestiere. Bene, per il momento mi limito a questo. Faccio uso dei poteri che la legge e il regolamento scolastico mi affidano, e ristabilisco la giustizia. Il voto della Valcareggi, ecco, lo scrivo direttamente sul tema, è abbassato da nove a… sette. E quello di Piccardi viene alzato da sette a… otto.
E guardi, mi dispiace, ma se lei continua a protestare… Bene! Allora la lettera privata e non ufficiale che le ho inviato viene protocollata e trasformata in una lettera di contestazione. E l’avviso, amichevolmente, ma non posso fare altrimenti, se lei pertinacemente prosegue in questo suo comportamento mi vedrò costretto a inviare una nota in Provveditorato sulla sua incapacità didattica. E può essere anche che, a ottobre, l’incarico le venga revocato. Vada, vada adesso…
Ma che rompipalle questo ragazzino presuntuoso e arrogante. Peggio dei suoi studenti. Ma tutte a me devono capitare? Accidenti, siamo nel 1968 e ancora la gente non ha imparato a stare al suo posto!