Quel che ricordo di Antonio Caronia

Ho 83 anni e sempre più spesso dimentico cose, fatti e persone. Ci sono però donne e uomini che non si lasciano dimenticare e uno di questi è Antonio Caronia. Lo conoscevo bene, come si può conoscere qualcuno con cui si lavora quasi ogni giorno e con cui si condividono idee e aspettative. Per un certo periodo ci siamo occupati entrambi della redazione di Bandiera Rossa, la rivista della sezione italiana della Quarta Internazionale. E’ accaduto nei lontani anni Settanta, non saprei dire per quanto tempo ma certo abbastanza perché certe sue caratteristiche siano ancora presenti nella mia malandata memoria. Se cerco di riportare a galla qualcosa di lui, è un Antonio che ride o sorride. Non lo ricordo però come un allegrone, piuttosto come un compagno dotato di una forte carica di ironia e capace di rendere meno pesante l’atmosfera del lavoro politico di quegli anni. Non litigammo mai e la cosa mi apparve quasi miracolosa perché io ero allora un’attaccabrighe e la politica della sinistra radicale è stata sempre carica di conflitti personali. Insomma non mi riuscì di litigare con lui. Ma Caronia non era nemmeno una persona accomodante che tacesse per quieto vivere. Solo, affrontava le discussioni senza l’accanimento narcisista di certe persone di sesso maschile e sapeva concluderle con una battuta disarmante.

Ricordo poi la piccola battaglia che facemmo insieme per l’italiano corretto. Io allora insegnavo lettere e letteralmente soffrivo per la grammatica e la sintassi di certi collaboratori di Bandiera Rossa, lui condivideva le mie pignole correzioni ma non soffriva. Se ricordo bene, grazie a lui vinsi la lotta contro l’abuso di virgolette e soprattutto contro l’ostinazione di alcuni che vivevano la loro cancellazione come una specie di castrazione chimica.

Caronia lasciò la sezione della Quarta Internazionale durante una delle numerose crisi con cui si espresse la dinamica di frammentazione della sinistra radicale. Non mi pare che l’abbandono sia stato preceduto da grandi battaglie ideologiche, non era nel suo stile. Forse per questo non ricordo la sua partenza: prima c’era, poi non c’era più. Oppure i miei 83 ani e il meccanismo della rimozione mi tradiscono. Durante il periodo in cui fu militante della Quarta Internazionale non aveva manifestato particolari divergenze ma aveva certo una particolare interpretazione del “trotzkismo” e un suo particolare modo di praticarlo. Ma questo è un fenomeno abbastanza diffuso, si è qualcosa ma alla propria maniera. La sua maniera era caratterizzata da curiosità e attenzione per tutto quello che si muoveva al di fuori del nostro microcosmo e da un’attitudine antidogmatica che condividevo, naturalmente alla mia maniera. Infatti lui se ne andò e io restai.

Un ultimo ricordo. Molti anni dopo lo rincontrai, non so più in quale riunione di quale movimento, lo salutai festosamente ma lui non mi riconobbe. Per il modo in cui recuperò poi la memoria, pensai che non mi aveva riconosciuto non solo per i cambiamenti del mio aspetto fisico ma anche perché quella parte della sua vita era politicamente ed emozionalmente lontana. Almeno credo.

Lidia Cirillo

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